Descrizione
Frutto di riflessioni che ho maturato dopo anni di esperienza amministrativa nel mio paese, un comune di 3000 anime, l’ultima come sindaco, le precedenti come assessore e consigliere di opposizione.
Frutto anche di reminiscenze degli studi universitari, intese come analisi ed osservazione delle tendenze sociali e dei comportamenti politici a partire dal basso, dalla politica comunale che può diventare trampolino di lancio per esperienze più grandi.
La struttura in cui ho incasellato i vari argomenti che mi hanno particolarmente colpito è quella dell’alfabeto italiano. Alcuni temi sono entrati alla perfezione, altri invece sono stati un po’ trainati, trascinati come un file in una cartella remota.
Attraverso queste storie vissute nel paese si possono identificare anche temi di carattere generale: il decremento demografico dei piccoli borghi, la società dell’immagine legata alla necessità di adattarsi ai social media anche per le piccole amministrazioni come strumento di comunicazione efficace, l’ospitalità dei migranti attraverso il riutilizzo di spazi comuni abbandonati, le unioni civili, le resistenze dei dipendenti pubblici ai cambiamenti, l’abbandono dei presidi religiosi.
Da un punto di vista locale gli argomenti trattano anche il vissuto di un sindaco per cui si possono specchiare i primi cittadini: come si reagisce al crollo di un campanile, scegliere se aderire o meno ad una unione di comuni, dare un senso alla scarsa partecipazione da parte dei cittadini alle feste civili nazionali, la gestione delle opposizioni politiche, senza dimenticare la gestione del covid, le difficoltà organizzative con i salti mortali per la carenza di personale, finire nel tritacarne mediatico per una intercettazione telefonica.
Altre storie sono invece più tipiche del paese e del territorio: l’incresciosa vicenda del fallimento della municipalizzata per la gestione dei rifiuti, l’incendio che divora un parco naturale e che stringe d’assedio un santuario patrimonio UNESCO, la figura ieratica del primo sindaco del dopoguerra che lascia i suoi beni per far studiare i figli degli agricoltori.
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